venerdì 17 aprile 2009

Sondaggio sul PdL: siamo al 43%

Di solito, quando due partiti si fondono, il nuovo soggetto prende meno consensi della somma di quelli raccolti dalle due formazioni separate. Il Popolo della Libertà, nato dal Congresso costituente del 27-29 marzo, smentisce questa regola. Infatti il gradimento nei sui confronti, espresso come intenzione di voto alle prossime elezioni europee del 7 giugno, è in crescita: prima del congresso, Forza Italia e Alleanza Nazionale sommavano tra il 38 e il 40%.
Come Popolo della Libertà, il consenso è salito al 42-43%, secondo i dati forniti da Renato Mannheimer al Corriere della Sera del 12 aprile. Ne risulta che, invece di perdere frange di elettori scontenti dell’unificazione, i due partiti fusi nel Pdl ne attirano altri, al punto che Mannheimer ha calcolato un’area potenziale del 12,5%, per cui se solo la metà si trasformasse in voti, verrebbe raggiunto il traguardo del 51% al quale ha più volte accennato Berlusconi. Non ci sono ancora i sondaggi post-terremoto, ma i commenti positivi sulla pronta azione del Governo e del Premier fanno pensare ad un aumento delle percentuali. Tanto è vero che lo stesso segretario del Partito democratico, Dario Franceschini, si è messo sulla scia della politica di unità nazionale per fare fronte a questa emergenza. Anche il Pd ha smentito una regola: il cambio di segreteria, che di solito fa salire l’indice di gradimento per il partito, questa volta non sembra funzionare: Mannheimer gli attribuisce un 24-25% di consensi, un po’ più del 22% cui era sceso il partito sotto la direzione di Walter Veltroni, ma non quel balzo che il nuovo segretario si aspettava. Intanto per il Pd continuano a manifestarsi segnali poco incoraggianti. L’ala destra della ex Margherita, che fa capo a Enrico Letta, sembra cercare un’alternativa esterna. I sondaggi pre-elettorali a Bologna e Firenze vedono i candidati del Pd al di sotto del 50% e i candidati di centrodestra in forte rimonta.
Le candidature alle europee si stanno rivelando un boomerang e sono considerate dai leader storici del Pd come un mezzo per rendere più difficile la linea di Franceschini. L’Idv di Antonio di Pietro è valutata al 9% alle europee ma molto meno alle amministrative mentre una certa euforia contraddistingue le due principali formazioni che sono nate a sinistra del Pd e che confidano di superare lo sbarramento del 4%, mettendo in difficoltà la prospettiva del “partito a vocazione maggioritaria” e rilanciando una comunque poco credibile “Unione”. Da segnalare, infine, un tentativo di svalutare il significato delle elezioni europee attraverso la previsione di una scarsa affluenza alle urne.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Fin quando non sarà rintracciata un minimo di unità a sinistra, escludendo i franchi tiratori e i colpi di coda della lega, potremo governare tranquilli.
Simone Esposito

Anonimo ha detto...

Berlusconi ha il consenso solo grazie alle sue telvisioni che rappresentano un caso di conflitto di interesse unico al mondo.